Sono passati dieci anni, Creonte, re della città di Corinto, vuole dare la sua giovane figlia Glauce
in sposa a Giasone, offrendo così a quest'ultimo la possibilità di
successione al trono. Giasone accetta e cerca inutilmente di far
accettare la cosa a Medea, che si dispera per l'abbandono. Vista l'indifferenza di Giasone di fronte alla sua situazione, Medea
medita una tremenda vendetta. Fingendosi rassegnata, manda come dono
nuziale un mantello alla giovane Glauce, la quale, non sapendo che il
dono è intriso di veleno, lo indossa per poi morire fra dolori
strazianti. Il padre Creonte, corso in aiuto, tocca anch'egli il
mantello, e muore. Ma la vendetta di Medea non finisce qui. Secondo Euripide,
per assicurarsi che Giasone soffra e non abbia discendenza, dopo
un'angosciosa incertezza vince la sua natura di madre e uccide i loro
figli (Mermero e Fere) avuti da lui. Secondo Diodoro Siculo i figli che Medea aveva avuto da Giasone erano però tre: i due gemelli Tessalo e Alcimene e Tisandro.
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